LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Domenico De Ferraro
Canto Dei Goti

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]
CANTO DEI GOTI



In versi ombrosi andai con passo lesto con musici dilemmi . Il sogno mi condusse in memore esperienza eletta a grande impresa per strade tortuose per valli in fiore ove mesto il pensiero geme nella passione verace di ricordi sotto olmi e lunghi i vialoni adombri ai lati di platani morenti. Di molte vite esule nel bel canto scipio che risorge desto nell’animo che mi ravviva nel rammentare i miei anni nella sorte certa che mi condusse per codesti luoghi remoti.

Vedrai tu giovane le belle sponde dei fiumi , i marmi dei tuoi avi le belle donne adunche sulle panche con chierici segreti di come la vita nasce in scempi ed in clamori d’amori che sono antichi più antichi dei tuoi sogni e nel bel canto in cori d’alleluia nell’aria si consola . Capirai cosa è la morte casta di militi ignoti di mille creature nate dalla corteccia celebrare di un albero secolare pendulo sul colle del dolore.

E guarderai negli occhi quel tuo amore solingo con lei rimarrai in disparte a pensare all’incerto futuro tra gran balli ed epodi i tuoi nipoti illustri il vago poi chiarore traluce nell’alba della tua libertà. Si rimarrai solo, con tutti i tuoi anni con la morte di un era che spinge nel decantare desta tu sarai e ti spoglierai dei tuoi vizi delle tue virtù fallaci.

Quando l’amore verrà , sarai solitaria o mesta ancella nel gran casino incerto nel tuo silenzio ozioso nella bellezza di un atto che spinge a credere che rugge come un leone affamato . Amore ti consola ti spreme le meningi le chiose ed i ventagli , le belle mutandine dì pizzo e di merletti dai colori opachi , chiari nella veglia . Incerte liriche fanno emigrare di volta in volta verso l’America e lontane indie . E ritornai a casa stanco in preda a mille dubbi ed ero figlio tuo di gran cagione si immemore mi calai i calzoni poi portati la mano ed quel gran calore la mesta sorte mi avviluppo nell’incanto dei sensi. Ora son morto e canto le mia gesta per valli e monti in piedi pronto ancora a morire per rime taccio e faccio gran bisogno di sentire te mia vergine immortale , mia donna, mia amante , mia regina di cuori.


II

Cosi per giorni lieti spinto dal vento andai esule nel pensiero rincorrendo la fallace immagine di un tempo perduto lasso nel mio silenzio senza capire cosa mi stesse succedendo . Solo nella speme solo nel senso insito di una frase che tramuta in se ogni cosa in un lirico delirio di molti versi scritti in fretta con passione e diletto con amore casto fuggito nella forma del gotico nella bugia , nella ragione mortale m’ accompagna per giungere ove il pensiero annega nell’immagine empia e maldestra.

Ti recherai oltre questo paese ed oltre i monti sarà solo con le tue paure e generando, gemendo , mitigherai ed incontrerai l’ignominia emula anima oltrepassando l’ardire lungi nel verbo partorirai l’immagine di te vecchio e stanco ed in preda a mille incubi alla sorte scevra di furori . Lo scrivere ti ha condotto nell’impensabile sodalizio. E percorro le strade del paese dimenticato nella sua memoria con le sue antiche chiese , senza chiedere chi sono , come e quando la luna cadde nel pozzo. E mi faccio carico di quel tempo mi insinuo nel suono mesto in vesti sacre e profane fuggo dall’umore popolare.


La bellezza non ha prezzo , esclude lo sguardo alla morte nei pensieri esuli nel loro suono nel loro discendere il bene dal male e son timido forse senza capire la morte mi sembra cosi vicina. In noi riflettiamo sulla caducità delle rime , sulla riluttante esperienza di un organismo che ci costringe a ragionare, secondo canoni e forme che non hanno misura delle cose create . Ed un diletto o delitto poter ammirare lo scorrere per rime del tempo che ci ha condotti verso questa morte in questa civiltà contadina. Ed amerai i tuoi simili li adorerai ne copierai le gesta e sarai come loro artefice del genio insito nella forma organica che avanza , mimetizza ed esulta al canto. Sarai fermo sopra un banco di prove, sopra un cumulo di rifiuti alla ricerca di ciò che siamo stati, saremo la a combattere i mostri della ragione metafisica.

Lontano dal coro di voci , per mesti sentieri tra i campi incolti ove Cerere desnuda nell’impressioni dell’animo lassa nella sorte lesta abbraccia il creato ed implora vendetta. Dea nei verdi anni suoi , nella magia scemando e domandosi se tutto può essere in vero una forma amata un fuggire che conduce oltre ogni credere a quella divina sua bellezza . E mitica appare nel chiarore di secoli oltre ogni concezione nella funzione e nel discernere la bellezza casta nella sua sorte di donna , dona con ardore languide carezze in giorni lieti per passi incerti tra esuli solitari confini.



Nessun commento

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.